Si tratta di un sistema industrializzato per la realizzazione di piccoli complessi abitativi, studiato in funzione delle zone d'espansione di città piccole e medie del Nord Italia. Il sistema si basa su serie di moduli tridimensionali interamente prodotti in fabbrica, che assemblati costituiscono edifici a due o tre piani, raggruppati in isolati compatti, all'interno dei quali i diversi alloggi mantengono la loro individualità, anche mediante spazi esterni privati.
Studio per un sistema industrializzato per realizzare 5.000 alloggi nella regione di Tripoli e 7.000 nella regione di Bengasi. Il sistema prevedeva la realizzazione di impianti di produzione di componenti prefabbricati pesanti sul posto. In applicazione dello studio è stato progettato un intervento campione per 500 alloggi a Quaraboulli vicino a Tripoli con urbanizzazioni, viabilità e parcheggi, servizi pubblici, commerciali e religiosi, spazi collettivi e di vicinato e sistemazioni a verde. L'intervento è stato realizzato successivamente dai partner coreani solo per la parte residenziale ed in maniera difforme rispetto al progetto originario.
Edificio per alloggi di tipo economico, progettato come elemento di definizione del limite tra una zona di espansione, poco strutturata e quasi completamente costituita da singole case, e la campagna, comprende 40 alloggi su tre piani (più un piano di garage) di cui 16 simplex al piano terra con giardino privato e 24 duplex al primo e secondo piano, accessibili direttamente con scala privata da un ballatoio a piano terra. Interamente realizzato in elementi prefabbricati, questo manufatto appartiene a una serie di studi e sperimentazioni dei primi anni '80 nel campo della prefabbricazione.
Quartiere di alloggi popolari costruito a Venezia nell'isola della Giudecca, costituita da 94 alloggi da 46 a 90 mq; si estende come un tappeto dalla trama molto densa incrinata verso sud garantendo a tutti gli alloggi una vista sulla laguna.
Il progetto fa parte di un piano per l'edilizia economica e popolare realizzato da imprese private e cooperative. Situato in una zona periferica di Mestre, tagliata fuori dalle direttrici del recente sviluppo urbano della città, è stato concepito come un isolato indipendente, che organizza sia i volumi costruiti che gli spazi vuoti. I volumi variano da sue a quattro piani residenziali (più un livello di garage) e comprendono 86 alloggi (simplex e duplex), disposti in modo da garantire a ogni abitazione l'accesso privato diretto dall'esterno, attraverso un sistema di circolazione pubblica a piano terra con prolungamenti al primo piano. Gli edifici sono realizzati con basamento in blocchi di cemento prefabbricato, mentre la parte superiore è trattata con intonaco tradizionale.
Il progetto consiste in un piano di recupero (legge Adamoli) di un'area industriale dismessa mediante un programma integrato con l'obiettivo di costruire un "pezzo di città". Sono previsti due edifici a uso collettivo, una galleria commerciale, un supermercato e 114 alloggi tipologicamente diversificati e distribuiti in edifici da 3 a 6 piani.
Il progetto fa parte di un piano di recupero di un'area industriale dismessa nell'isola di Murano, conosciuta come l’isola del vetro nella laguna di Venezia. Le Conterie (perline) erano un complesso industriale di due ettari circa, posto al centro dell’isola di Murano, il cui primo impianto, sorto tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX. L’attività produttiva raggiunge il massimo sviluppo nel corso della seconda metà del XIX secolo, mentre la decadenza inizia con gli anni ’70 del XX secolo giungendo alla chiusura definitiva nel 1993. Lo stabilimento abbandonato viene acquisito due anni dopo dal Comune di Venezia. Questa decisione rappresenta un’opportunità di sviluppo e una risorsa significativa per la città, per dimensione, posizione, caratteristiche e varietà dei manufatti architettonici, molti dei quali si presentano in uno stato di conservazione assai precario. Persa la destinazione funzionale originaria, le Conterie descrivono dal punto di vista del disegno della città una sorta di recinto, producendo nel contempo uno scarto stridente tra il minuto tessuto edilizio dell’isola e la scala del complesso industriale. A incarnare questa discontinuità è proprio la soglia, ossia la spessa membrana del muro che serra l’intero ambito e i grandi edifici, impedendo ogni permeabilità con l’edificato adiacente, sottolineando un limite all’accessibilità e al collegamento tra i luoghi e, data anche la posizione, enfatizzando la cesura all’interno dell’isola Il programma di recupero avviato dall’amministrazione comunale propone il riutilizzo dell’area e degli immobili grazie al reinserimento in un contesto più vasto e l’introduzione di nuove attività che possano restituirli all’isola, e così alla città, con la progettazione di un albergo, due complessi residenziali, luoghi per il commercio e l’artigianato, nonché nuovi percorsi pubblici. I nuovi edifici residenziali (A.36 alloggi, B.18 alloggi) sono costruiti all’interno della fabbrica esistente da anni in disuso di cui il piano prevede la parziale conservazione. Il progetto degli alloggi riprende la tipologia del tessuto residenziale esistente. La loro organizzazione nell’edificio A è condizionata dalla facciata nord conservata come testimonianza dell’edificio industriale al quale gli alloggi sono addossati e di cui devono rispettare il ritmo delle aperture. Una serie di volumi disposti a pettine organizza i gruppi di alloggi alternando due alloggi duplex con tre alloggi simplex. L’alternanza di pieni e vuoti favorisce la penetrazione della luce da sud rendendo possibile l’illuminazione e la ventilazione naturale dei bagni. Tale alternanza consente di avvicinarsi e allontanarsi dalla lunga facciata dell’edificio B. L’edificio A è realizzato. Il Piano di Recupero prevede che l’edificio B, il cui progetto è in corso, sia realizzato all’interno dell’involucro dell’edificio industriale preesistente che è stato “svuotato”. Il nuovo edificio è costituito da 2 blocchi (8 alloggi + uno spazio commerciale per blocco) e prevede la realizzazione di una piazza coperta che costituirà il centro del nuovo quartiere.
Il progetto consiste in un piano di recupero di un'ex area industriale situata in periferia, in collaborazione con il Servizio Progettazione Ater di Pordenone. Si tratta di un edificio composito costituito da un corpo basso (quattro e cinque piani) che si mette in relazione col terreno e con le costruzioni esistenti e da un corpo di otto piani, per un totale di 40 alloggi di diverse dimensioni, con parcheggi e cantinole interrati.
L'intervento per 60 alloggi a Favaro Veneto ricade nell'ambito del Piano per l'Edilizia Economica e Popolare del Comune di Venezia. I tre lotti del progetto risultano costituiti di tre organismi edilizi: due corpi con tipologia a schiera passo di circa 9 metri e una palazzina. Le due tipologie si organizzano all'interno di ciascun lotto intorno a una corte, spazio semipubblico dove sono collocati tutti gli ingressi pedonali e i garage delle case a schiera. A un interno "denso" dove sono collocati gli ingressi, si contrappone un esterno "diradato" dove si affacciano gli alloggi e lo spazio privato si relaziona con lo spazio pubblico. Il tetto a falda, alzandosi verso l'interno dei lotti e abbassandosi verso i giardini diventa l'elemento formale che unifica l'intervento con alcune "ecezioni" che sottolineano le relazioni con l'intorno.
L'intervento ricade nell'ambito del Piano per l'Edilizia Economica e Popolare del Comune di Venezia. Luoghi con forte valenza storica sociale e ambientale sono occasione per superare l'indeterminatezza del territorio "diffuso". Il progetto si misura con il grande spazio verde del Forte adiacente, dove l'indifferenziazione dell'abitato si consolida in un bordo definito. I due lotti sono costituiti da due blocchi di edifici e ogni manufatto è a sua volta diviso in due corpi uniti dai vani scala. Le costruzioni si piegano in pianta e in sezione, costituendo dilatazioni e compressioni negli spazi aperti. Questo movimento unito alla giacitura perpendicolare del forte, mette in atto una relazione visiva e funzionale tra la zona residenziale e l'area del forte.
Il nuovo insediamento di 200 alloggi vicino al centro di Chirignago, è caratterizzato da un sistema di spazi pubblici completamente pedonalizzato, l'accesso carrabile ai lotti infatti avviene attraverso il livello dell'interrato.
L'intervento, seguendo una disposizione a pettine nord-sud, costituisce un sistema di relazioni mutevoli con la scala del pedone attraverso dilatazioni e compressioni degli spazi.
Il piano è completato da un parco urbano rivolto verso le zone agricole e da una pista ciclopedonale che segue l'antico alveo del rio Cimetto.
Il progetto fa parte di un piano particolareggiato di recupero di un'area industriale dismessa nell'isola di Murano. Il nuovo edificio di 32 alloggi è costruito all'interno dell'esistente fabbrica da anni in disuso di cui il piano prevede la conservazione consentendo la costruzione dei nuovi volumi al suo interno.
Il nuovo edificio, diviso in due per permettere la realizzazione di una piazza coperta quale luogo centrale del quartiere residenziale, alterna un modulo di 5,10 m. con un vuoto per consentire alla luce di penetrare e l'accesso agli alloggi attraverso rampe di scale individuali. Nel modulo costruito si alternano diverse composizioni di alloggi simplex e duplex.